Da visitare
Santa Maria di Leuca
Esistono luoghi in cui panorami mozzafiato regalano ai visitatori emozioni del tutto uniche. Sono spazi nei quali la storia, il mito e la leggenda abbracciano una natura benigna che si trasforma in luci e colori del tutto speciali ed inebria i viaggiatori con profumi esotici.
Altrettanto interessanti sono: l’ Isoletta del Campo, lo Scoglio dei Piccioni e lo Scoglio della Nave, in prossimità della città vecchia.
La storia
La toponomastica dei luoghi, talvolta, può essere una disciplina affascinante; il nome Santa Maria di Leuca, ad esempio, nasconde un duplice significato.
La devozione alla Madonna insita nella prima parte del toponimo, ha un’origine incerta: secondo una prima versione risalirebbe ad un episodio del XVI secolo allorquando Maria salvò dei naufraghi da una terribile tempesta; secondo un’antica leggenda, invece, sarebbe riconducibile allo sbarco di Pietro sulla costa salentina che, simbolo del cristianesimo, coincise con il crollo del tempio pagano di Minerva sito al posto dell’attuale santuario.
La seconda parte del nome, invece, deriva quasi certamente dal greco Leukós che significa bianco. Non si sa se l’aggettivo possa riferirsi alle scogliere chiare che si tuffano nelle acque cristalline sottostanti, ma quel che è certo è che è di gran lunga più affascinante pensare che il toponimo derivi dalla presenza della sirena Leucàsia che aveva stabilito la propria dimora nel punto in cui il mar Adriatico si congiunge allo Ionio proprio di fronte alle coste salentine.
Il Santuario affonda le sue radici ai primordi del cristianesimo. Esso sorge là dove c’era stato il tempio dedicato alla dea Minerva del quale, entrando in Chiesa, sulla destra, si conserva un cimelio: l’ara o una parte di essa, su cui venivano offerti dai Leuchesi i sacrifici alla dea.
La tradizione vuole che a Santa Maria di Leuca sia sbarcato S. Pietro, il Principe degli Apostoli, proveniente dall’Oriente per recarsi a Roma.
Il Santuario è stato distrutto ben cinque volte dalla forza devastatrice, specie dei Turchi e dei Saraceni, ed è stato ricostruito sempre seguendo più o meno gli stessi muri perimetrali. La prima si ebbe in seguito all’editto di Diocleziano e di Galerio (293-311) che ordinava la demolizione di tutte le Chiese.
La Chiesa subì ancora varie devastazioni, e solo nel 1507 i Del Balzo fecero ricostruire il Santuario e lo arricchirono di una bellissima immagine della Madonna con il Bambino, opera di un discepolo del Tiziano, Giacomo Palma Junior, commissionata dal vescovo Giacomo del Balzo. Questa immagine sostituiva quella che la tradizione attribuiva a S.Luca, realizzata su commissione dei Leuchesi e quella di Giacomo Palma senior, entrambe andate distrutte.
Distrutto per l’ennesima volta dalla furia dei Saraceni e dei Turchi, il Santuario fu ricostruito nell’anno 1720 dal vescovo del tempo Mons. Giovanni Giannelli (1718-1743).
Egli utilizzò i muri perimetrali della chiesa precedente che era a tre navate. Le navate laterali sono state poi assorbite dalle cappellette, dove ora troviamo gli altari dedicati ai vari santi mentre si pensò di allungare l’unica navata ora esistente. Per evitare ulteriori distruzioni da parte dei Saraceni invasori, Mons.Giannelli ebbe una felicissima idea. Fece mascherare il Santuario da abitazione civile, facendone quasi una fortezza a due piani sopraelevati con tre finestre per ciascun piano. Della vecchia chiesa è rimasto solo il portale interno del 1500.
Narra la leggenda che nelle acque di fronte al promontorio di Santa Maria di Leuca, vivesse la bellissima sirena Leucàsia dalla lunga chioma bionda, dalla pelle candida e dalla voce ammaliante.
Pare che un giorno la Sirena, alla vista dell’avvenente pastorello Melisso, tentasse di sedurlo con il suo canto e la bellezza. Melisso, perdutamente innamorato dell’aristocratica Arìstula, non volle cedere alle sue lusinghe e la respinse.
La Sirena, infuriata per il rifiuto, non perse l’occasione per vendicarsi dell’offesa ricevuta e, qualche tempo dopo, quando vide i due innamorati intenti in tenere effusioni sulla scogliera, prese ad agitare vorticosamente le sue code scatenando una terribile tempesta. I due giovani, inghiottiti dalle onde, annegarono ed i loro corpi andarono a finire ai due lati opposti della baia.
La Dea Minerva, dall’alto, impietosita per la triste storia decise di pietrificare i corpi dei due giovani che si trasformarono in quelle che oggi sono rispettivamente Punta Meliso e Punta Ristola che ancora oggi, senza toccarsi, si abbracciano dai lati opposti della baia.
Anche la Sirena, distrutta dal rimorso, fu pietrificata e si trasformò nella città di Leuca.
Oggi, a ricordo della leggenda, un monumento scultoreo raffigurante la Sirena, funge da guardiano silenzioso del porto di Leuca.
Punta Meliso
Ai piedi della Scalinata Monumentale di Santa Maria di Leuca è stato posizionato il gruppo scultoreo, opera di Mario Calcagnile, chiamato “Trittico della Trascendenza”, rappresentante l’Angelo del Meliso, Leucasia e la Nuotatrice dei due Mari. La scalinata con la cascata – opera terminale dell’Acquedotto Pugliese – è una delle attrazioni più belle del promontorio di Punta Meliso, vegliato da secoli dall’ottocentesco Faro di Leuca, uno dei più alti d’Italia.
Salendo la lunga scalinata che costeggia la Cascata Monumentale, si arriva all’altro monumento simbolo di Santa Maria di Leuca: è il Santuario de Finibus Terrae, che la leggenda narra essere sorto su un antico tempio dedicato a Minerva, di cui resta un monolite sito all’interno della chiesa. Nel luminosissimo piazzale antistante, una grande croce in pietra ricorda il passaggio di San Pietrodiretto a Roma.
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